Ucraina, Medu: “Sempre più gravi i problemi di salute mentale della popolazione” | Medici per i Diritti Umani

Ucraina, Medu: “Sempre più gravi i problemi di salute mentale della popolazione”

Un terzo delle persone assistite dalla clinica mobile di MEDU nella regione di Chernivitsi soffre di Disturbo da Stress Post-Traumatico. Depressione e ansia gli altri disturbi pervasivi tra la popolazione civile costituita in prevalenza da donne, anziani e bambini.

Da quasi un anno Medici per i Diritti Umani (MEDU) è presente in Ucraina, nella città e nella regione di Chernivitsi, per portare assistenza sanitaria con una propria clinica mobile alla popolazione civile sfollata a causa della guerra. Il team sanitario di MEDU, composto da medici e psicologi esperti in psicotraumatologia ha realizzato negli ultimi 6 mesi oltre 1.300 consulti psicologici, circa 4.300 visite di medicina generale presso 19 centri di accoglienza, attività psico-sociali di gruppo e oltre 700 referral a strutture specialistiche di secondo livello (prevalentemente neurologia, pneumologia, cardiologia e pediatria). Il team di MEDU realizza inoltre corsi di formazioni rivolti agli operatori dei centri di accoglienza e delle organizzazioni della regione di Chernivitsi con l’obiettivo di rafforzarne le competenze in salute mentale con particolare riguardo ai disturbi correlati al trauma (PTSD, PTSD complesso, depressione post-traumatica ecc.). La violenza del conflitto e la condizione di sfollamento con la perdita degli affetti, delle case e di tutti i punti di riferimento sta infatti avendo gravi conseguenze anche sulla salute mentale della popolazione civile.

Su di un campione di oltre 100 persone, per il 90% sfollati dalle zone di conflitto,  che si sono avvicinate al team clinico di MEDU, l’esame clinico e l’esecuzione di test psico-diagnostici ha evidenziato che circa un terzo (31,5%) presentava un Distrubo da Stress Post-Traumatico (PTSD) con stati d’ansia severi, insonnia, incubi, ricordi intrusivi e flashback. Di essi, circa un quarto presentava la forma più grave di PTSD (PTSD complesso) che comporta seri problemi nella regolazione delle emozioni, sentimenti di inutilità, vergogna, colpa o fallimento legati all’evento traumatico; difficoltà a sostenere le relazioni e a sentirsi vicini agli altri. Questi disturbi causano spesso una seria compromissione del funzionamento personale, familiare, sociale, scolastico e lavorativo. Anche il rischio di suicidio è in questi casi rilevante.

Un aspetto particolarmente preoccupante, è la reticenza che spesso hanno gli stessi pazienti nel manifestare le proprie condizioni psicologiche sovente a causa dello stigma culturale che circonda il disagio psichico. In questo caso, il primo ostacolo da affrontare è far sì che le persone chiedano aiuto ed esprimano il proprio malessere. E’ significativo, ad esempio, che tra le persone che si sono rivolte al nostro team per motivi esclusivamente medici e non psicologici, circa una su cinque avesse anche una forma di PTSD. Dobbiamo considerare inoltre che la maggior parte della popolazione sfollata è costituita da donne, anziani e bambini con altre forme di vulnerabilità. Il nostro campione era costituito per il 70% da donne con un’età media di 60 anni che presentavano spesso in comorbilità quadri severi di depressione ed ansia oltre a malattie organiche.

Tra i pazienti assistiti dal nostro team di psicologi, Olga, una donna di 60 anni originaria di Mariupol, riferisce di esser arrivata con la figlia e la nipote a Chernivitsi intorno ai primi di dicembre del 2022. Ci racconta che allo scoppio della guerra decise che non avrebbe lasciato la propria abitazione, motivo per il quale restò insieme alla figlia e alla nipote nella propria casa nascondendosi nei sotterranei. La situazione era però insostenibile soprattutto per il trauma che ciò stava provocando nella nipotina, Alina, di undici anni. Olga ci racconta di come Alina non riesca a dormire da sola e che si svegli gridando nel cuore della notte a causa degli incubi ricorrenti. Inoltre presenta difficoltà nel controllo dei propri sfinteri nell’intero arco della giornata. Durante il primo incontro con la nostra psicologa, Alina presenta difficoltà nella relazione interpersonale e deficit nell’eloquio. La bambina appare spaventata, in un costante stato di allerta con una postura deflessa e un’evidente rigidità muscolare.

Olensky è un uomo di quarantacinque anni e richiede di poter effettuare un colloquio psicologico per insonnia e ricorrenti incubi notturni. Olensky ci racconta di come pensi costantemente al ponte che ha dovuto attraversare con la propria famiglia per poter scappare dalla sua città. Era ben consapevole che fosse molto pericoloso attraversare un ponte così lungo per il pericolo rappresentato dai bombardamenti o perché avrebbe potuto essere fermato o ucciso da qualche militare, ma riferisce che quella fosse l’unica via di fuga percorribile. Durante il percorso trovò molto macchine abbandonate in mezzo alla strada, proprio perché altri automobilisti avevano deciso di provare a scappare a piedi. Olensky racconta di aver visto molti cadaveri all’interno o affianco alle auto abbandonate. Decise allora di fare nascondere la moglie e la figlia sotto il sedile della propria auto per risparmiare almeno a loro questa terribile visione. Durante il racconto Olensky non riesce a trattenere le lacrime e con voce tremante ricorda di come avesse l’impressione che il carro armato, posto sull’altra carreggiata, fosse così grande da impedire loro di passare e del terrore che li schiacciasse. Ci racconta di come, ancora adesso, non riesce a non pensare ai volti delle persone morte o di come, appena chiusi gli occhi, rivede il carro armato, percependo un senso di oppressione tale da non riuscire più a respirare. Le immagini dell’accaduto appaiono all’improvviso nella sua mente, scatenando in lui uno stato di agitazione psicofisica.

Lo scorso febbraio il governo ucraino ha dichiarato che più del 60% dei suoi soldati soffre di disturbi da stress post-traumatico e che circa la metà della popolazione ha bisogno di aiuto psicologico per affrontare la guerra. Il sistema sanitario pubblico può attualmente occuparsi solo di un terzo di loro. La guerra in corso ha causato in molto casi l’interruzione delle attività di prevenzione e cura di salute mentale e di supporto psicosociale. Il prolungamento del conflitto non farà inoltre che aggravare e cronicizzare il disagio psichico della popolazione civile. E’ certamente necessario che la comunità internazionale prenda coscienza della gravità del problema e che ponga in atto uno sforzo ulteriore a supporto dei già fragili servizi di salute mentale ucraini. MEDU intende proseguire il proprio intervento di prevenzione, cura e formazione in salute mentale nella regione di Chernivitsi fintanto che esso sarà necessario.

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Guarda il video sull’intervento di MEDU  in Ucraina   Video realizzato con il contributo dell’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.I contenuti sono di esclusiva responsabilità di MEDU- medici per i diritti . umani

Tipo di documento: Comunicati stampa,
Progetto: Assistenza sanitaria e supporto psicosociale in favore della popolazione sfollata in Ucraina