“Forza J., hai fatto il primo passo…” | Medici per i Diritti Umani

“Forza J., hai fatto il primo passo…”

Testimonianza raccolta da Enrico, volontario medico di “Un camper per i diritti a Firenze”

“J. è del Gambia, ed è in Italia da diversi anni. Quando lo incontriamo indossa un giubbotto curato, ha un taglio di capelli alla moda, si vede che ci tiene ad avere cura del proprio aspetto e che non vuole lasciarsi andare. Eppure ha uno sguardo disperato, un’espressione di pietra. Durante la visita sul camper rispettiamo i suoi momenti di silenzio, capiamo che per lui è difficile tirar fuori le parole. Cerchiamo di non mettergli  fretta, rispettiamo l’attesa. Non si scorge alcun segno di espressione mentre ci parla, il suo volto è freddo e impassibile come il marmo. Non gesticola, le sue mani restano ferme sulle ginocchia. Gli gira la testa, dice. Ma non sono vertigini, quello che tenta di dirci è che quando si trova in ambienti al chiuso, con tanta gente, va nel panico. “La testa mi gira, poi il cuore batte, non riesco a respirare, sto sempre peggio…” racconta J.

Durante il colloquio, gli chiediamo con cautela se la situazione sta peggiorando e lui risponde di  sì. Con prudenza, gli chiedo se è iniziato in Africa o dopo essere arrivato con la barca e la sua risposta è sicura: dopo la barca. Poi con voce bassa e molto lentamente, gli chiedo se per lui è molto spiacevole. E mi risponde affermativamente senza darmi quasi il tempo di finire la domanda.

Gli presento la possibilità di ricevere aiuto da parte di dottori esperti presso Psyche, il centro di salute mentale transculturale di MEDU a Firenze, gli spiego che potranno approfondire il suo problema e iniziare con lui un percorso di sostegno psicologico. Gli chiedo se ha voglia di farlo e lui risponde sì senza muovere un muscolo, senza espressione, come se la sua risposta venisse da molto lontano. Dal mare, da una barca dove J. ha visto e vissuto cose inenarrabili, e dove la sua anima è rimasta prigioniera. Ma da dove, forse, afferrerà la gomena che gli lanceranno le nostre psicologhe per affrontare la sua sindrome post traumatica da stress, un bel nome occidentale per descrivere l’orrore che ti tiene inchiodato al passato e ti risucchia come un gorgo. Forza J., hai fatto il primo passo.”

J. è stato preso in carico dal centro Psychè di MEDU  a Firenze. Dal lavoro multidisciplinare è emerso che J. ha una forma di emicrania scatenata dagli odori che, insieme al trauma legato all’esperienza migratoria, amplifica il suo profondo malessere. L’intervento di supporto psicologico ai migranti in condizione di marginalità  nell’aerea Metropolitana di Firenze è realizzato in partenariato con UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati

Tipo di documento: News,
Progetto: centro psychè salute mentale transculturale firenze, Un camper per i diritti/Fi