Quando “viaggiare” è una lotta per la sopravvivenza | Medici per i Diritti Umani

Quando “viaggiare” è una lotta per la sopravvivenza

S. è un giovane etiope di 20 anni, partito dalla sua terra, il Tigray, circa 2 anni fa. Il Tigray è una regione situata al nord dell’Etiopia colpita da una grave crisi umanitaria causata da un conflitto armato prolungato che ha generato isolamento e scarsità di beni di prima necessità spingendo le persone a fuggire.

S. sapeva più o meno a cosa sarebbe andato incontro intraprendendo il suo viaggio, “le notizie ci arrivano, anche se frammentate, ma se sei giovane e vivi in una condizione di pericolo ed estrema vulnerabilità decidi comunque di provarci…

E cosi parte, insieme a tre amici d’infanzia. Per un ventenne di questa parte del mondo è  bello partire con degli amici, sentire il richiamo dell’avventura, ma per i ragazzi e le ragazze che come S. fuggono dalle guerre, povertà e violenze il viaggio assume una dimensione completamente diversa, è una lotta per la sopravvivenza.

S. arriva in Sudan, e passando per le mani di diversi trafficanti affronta un viaggio pericoloso ed estenuante nel deserto: “Il viaggio è durato 11 giorni su un pick up carico di persone disperate. La sabbia ci tagliava il viso, il sole ci cuoceva la pelle. Uno dei miei amici non ce l’ha fatta, è morto nel deserto di stenti” racconta S.

Una volta in Libia riesce ad imbarcarsi con altre 70 persone, ma la guardia costiera libica ferma il gommone bucandolo, portando indietro il gruppo e lo rinchiude nel carcere di Ain Zara.  “Ho trascorso 14 mesi di prigionia, subendo ogni tipo di tortura. Venivamo spogliati completamente nudi e picchiati con un bastone. Poi ci buttavano addosso delle secchiate di acqua gelida e di nuovo riprendevano le percosse. Eravamo in tanti ma spesso ci sceglievano in base alla nostra fede religiosa; io avevo una croce al collo quando sono arrivato, sono cattolico-ortodosso e questa è stata la mia condanna” S. interrompe il suo racconto, il ricordo è troppo doloroso.

La Testimonianza di S è stata raccolta da un’operatrice dalla clinica mobile lungo le mura del Verano, dove ogni settimana un team di MEDU porta assistenza medica e orientamento alle  persone migranti intente a proseguire il viaggio verso altri Paesi europei. .

#uncamperperidiritti ***Con il progetto Un camper per i diritti a Roma MEDU raggiunge gli insediamenti informali della città per fornire prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario alle persone in condizione di fragilità, tra cui un’elevata percentuale di migranti e rifugiati -L’intervento è realizzato con il sostegno di UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati,  Otto per Mille della Chiesa  Valdese e Latter-day Saints Charities

Tipo di documento: News,
Progetto: Un camper per i diritti/rm