Centro Psyche’. Così curiamo migranti e rifugiati sopravvissuti a Tortura | Medici per i Diritti Umani

Centro Psyche’. Così curiamo migranti e rifugiati sopravvissuti a Tortura

 M. è un ragazzo siriano di 30 anni, rifugiato in Italia.
Giunto nel nostro Paese grazie a un corridoio umanitario dal Libano, è stato segnalato al Centro Psyché “Francesca Uneddu” di Roma dai colleghi di MEDU Sicilia del progetto On.To., che lo avevano precedentemente seguito sul territorio siciliano, per vissuti depressivi e sintomatologia post traumatica. A partire dall’ottobre 2020 M. è stato preso in carico dal team di Psyché, dove ha intrapreso un percorso di psicoterapia che dura tuttora.
M. frequenta il Centro a cadenza settimanale, dove affronta paure e traumi legati al passato ma anche alla sua difficile attuale condizione di rifugiato. Il setting clinico stabile, composto sempre dalle stesse figure di riferimento quali la psichiatra e la mediatrice di lingua araba, trasferito online ma mai interrotto durante il lockdown, garantisce a M. un contesto sicuro di narrazione e cura.
Parallelamente, notando interessi e risorse del ragazzo, anche il team psicosociale di Psyché è stato coinvolto nella presa in carico di M. Il primo obiettivo è stato quello di stabilire con lui un rapporto di fiducia e offrirgli uno spazio di accoglienza, di confronto e riflessione. È stato inoltre orientato su vari servizi e sportelli del territorio e indirizzato a colleghi di altre associazioni per risolvere questioni legali e burocratiche che lo preoccupavano. Infine, per rafforzare la sua esperienza artistica e dare un impulso positivo ai suoi obiettivi, il team lo ha messo in contatto con l’Accademia di Belle Arti di Roma, che prevedeva alcune borse di studio rivolte a studenti rifugiati.
Ad oggi M. prosegue regolarmente nel suo percorso di psicoterapia e frequenta il I° anno dell’Accademia, vive in autonomia e insegue i suoi desideri, rappresentando per Psyché un esempio di percorso virtuoso.
Tipo di documento: News,
Progetto: Psychè