Tutti meritano una seconda possibilita’ | Medici per i Diritti Umani
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Tutti meritano una seconda possibilita’

di  Najla Hassen

mediatrice interculturale del Team MEDU Sicilia

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Anche un detenuto ha bisogno di un sorso di #umanità

Condanna, appello, ricorso, rito abbreviato, patteggiamento, gratuito patrocinio, cassazione, primo grado, pericolosità, definitivo, 41bis…

Sono tutti termini tecnici spesso difficili da comprendere. Chi è straniero viene bombardato con questi termini senza una mediazione linguistica, persone straniere che spesso non sanno perché sono in carcere.

Poi ci sono quegli avvocati che “fanno uscire subito”.

In che senso?

Sono gli avvocati che puntano sul rito abbreviato o sul patteggiamento. Avvocati che pensano che conoscere la storia della persona, chi dovrebbero difendere, è una cosa inutile. Avvocati che non si preoccupano se il loro assistito abbia capito o no quello che gli viene detto. Avvocati che fanno credere che patteggiare sia la strategia migliore. Ma patteggiare, in molti casi, vuol dire essere rimpatriati. Perché alcune condanne sono ostative alla permanenza sul territorio italiano. Quando “lo straniero” comincia a capire, è già troppo tardi.

Ricordo un detenuto che aspettava la fine della condanna per prendere un caffè al bar di fronte al carcere. Durante gli anni dietro le sbarre ce l’ha messa tutta per essere una persona migliore una volta uscito dal carcere. Ha perfino conseguito l’attestato di licenza media. “Fuori ci vuole l’attestato”, diceva. Poi il giorno tanto atteso, camicia stirata, barba fatta e un sorriso sul viso. Ma ad attenderlo non c’era una seconda possibilità, ma una volante che lo accompagnava a un centro per il rimpatrio.

Tutti meritano di essere ascoltati, tutti meritano di essere visti, tutti meritano una seconda possibilità.

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