“Senza fissa dimora a Colle Oppio” | Medici per i Diritti Umani

“Senza fissa dimora a Colle Oppio”

Roma, Colle Oppio 15/11/2011 ore 20:30

Stasera l’equipe è ben fornita, ci sono due dottoresse, un’infermiera e un operatore che lavoreranno all’interno del camper (unità mobile) e tre operatori fuori.
Fa molto freddo e l’umidità è forte, non ci sono tante persone in attesa delle visite, ma alcuni di loro nascondono storie importanti, e la nostra presenza non si limita a una visita medica, anche volendo, sarebbe impossibile.
Ci sono sguardi che ti entrano dentro e non si può far finta di non averli incrociati.
Ci sono dei sorrisi che nascondono grida d’aiuto.
E l’umiltà delle persone che abbiamo incontrato stasera è stata per me tra le esperienze più commoventi della mia vita.

K. uomo di 33 anni vive, da 12 anni in Italia è di etnia pashtun e viene da Pephawar – Pakistan.

Ha vissuto bene in Italia per tanti anni, faceva il commerciante di abiti e stava bene, fin a quando è
caduto in disgrazia per un affare andato male. Il suo socio, che non ha retto il colpo del fallimento si è impiccato. Lui da quel giorno è senza lavoro, senza il suo amico ed è finito per strada.
Possiede un permesso di soggiorno illimitato.
Sono tre anni che vive per strada, non chiede aiuto, né soldi, né cibo.
Non chiede neppure una coperta.
Cerca lavoro.
La sua richiesta e il suo sguardo hanno lasciato senza fiato l’intera equipe.

J. donna 25 anni, Tunisina è in Italia da 8 mesi e parla benissimo l’italiano.

In realtà parla otto lingue. Ci racconta che faceva parte del suo lavoro in Tunisia, era un militare dell’esercito di stato. La sua vita in Tunisia scorreva serena con la sua famiglia, suo marito e sua figlia. Fino a quando 10 mesi fa si è rifiutata di eseguire un ordine: sparare sui civili. Quella scelta le è costato molto. A quel punto aveva solo due possibilità: andare in carcere come disertrice o scappare dalla Tunisia. Ha scelto di scappare. Così è salita su un barcone ed è arrivata in Italia.
Da allora vive per strada. Alla richiesta di asilo hanno risposto subito positivamente, ma lei la rifiuta.Vuole sentirsi libera di poter tornare dalla figlia in Tunisia, inoltre ci spiega che se lei accettasse l’asilo politico in Italia, sarebbe automaticamente negato ai componenti della sua famiglia (due sorelle più giovani di lei che vivono in Tunisia) il diritto di poter venire in Italia per motivi di studio.
Alla domanda come possiamo aiutarti, risponde: aiutatemi a trovare una scuola per interprete gratis.

Alle 23.00 finiamo le visite.
Ci salutiamo abbracciandoci e stringendoci tra di noi, come a voler esorcizzare tutte quelle emozioni rimaste represse per tutta la serata.
Alla prossima….