MINISTRO SALVINI: LA TORTURA IN LIBIA NON E’ RETORICA | Medici per i Diritti Umani

MINISTRO SALVINI: LA TORTURA IN LIBIA NON E’ RETORICA

 

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“Ho chiesto di visitare un centro di accoglienza per migranti in costruzione, un centro all’avanguardia che potrà ospitare mille persone. Questo per smontare la retorica in base alla quale in Libia si tortura e non si rispettano i diritti umani” ha affermato Salvini. Ministro Matteo Salvini, ha visitato anche le altre decine di centri di detenzione sotto il controllo del governo al-Serraj dove decine di migliaia di migranti hanno vissuto e vivono in condizioni spaventevoli e sottoposti ad ogni tipo di violenza e sopruso ? Le affermazioni di Salvini travisano del tutto la realtà attuale della Libia e risultano particolarmente gravi poiché nessun esponente del governo né delle istituzioni italiane si è sentito in dovere di correggerle.

Che da anni in Libia si commettano in modo sistematico crimini contro l’umanità nei confronti dei migranti, sia nelle prigioni del governo sia nei campi di tortura dei trafficanti, è un fatto documentato e incontrovertibile. MEDU lo ha documentato con il “Rapporto sulle condizioni di grave violazione dei diritti umani dei migranti in Libia “ basato su migliaia di testimonianze dirette. Il Segreterio Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che in Libia: «I migranti sono stati sottoposti a detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale», basandosi sulle inchieste di Unsimil, la missione Onu a Tripoli. Indistintamente, nei centri governativi come nei lager clandestini, avvengono «rapimenti per estorsione, lavori forzati e uccisioni illegali» si legge nel documento consegnato al Consiglio di sicurezza il 12 febbraio scorso.

Il negazionismo è purtroppo il tragico orpello delle vicende più buie dell’umanità come ci ha tragicamente insegnato il secolo scorso. Oggi, giornata mondiale contro la tortura, ci attendiamo una parola dalle istituzioni italiane. Per conto nostro consigliamo al governo di dedicare qualche minuto per ascoltare la storia e la lezione che ci giunge dalla testimonianza di Aboubakar, 26 anni dalla Sierra Leone.

Tipo di documento: Comunicati stampa