GAZA, UNA SILENZIOSA CRISI UMANITARIA SENZA PRECEDENTI | Medici per i Diritti Umani

GAZA, UNA SILENZIOSA CRISI UMANITARIA SENZA PRECEDENTI

La storia delle Cliniche Mobili di Medu – Medici per i Diritti Umani

Grazie al progetto delle cliniche mobili di Medu, Phr e Palestinian Medical Relief Society nel 2016:
1792 visite generiche, 360 visite specialistiche, 121 incontri, 9 cliniche specialistiche in ginecologia, ginecologia e ostetricia, 26 medici palestinesi formati.

“Siamo al collasso. Sono in pericolo di vita 870 pazienti nei reparti medici e oltre 4mila nei reparti di emergenza, in tutto abbiamo 800mila persone che hanno un limitato accesso alle cure mediche. I malati oncologici sono senza alcuna possibilità di assistenza e le medicine ormai sono irreperibili”, queste le parole di Ghada Majadle, Responsabile del programma libertà di cirolazione nei Territori Occupati palestinesi per Phr (Physicians for Human Rights). Organizzazione che insieme a Palestinian Medical Relief Society e Medu – Medici per i Diritti Umani porta avanti il progetto delle Cliniche Mobili nei Territori Occupati.

Progetto che ha reso possibile nel 2016: 1792 visite generiche, 360 visite specialistiche, 121 incontri, 9 cliniche specialistiche in ginecologia, ginecologia e ostetricia, 26 medici palestinesi formati. E soprattutto è un esempio, grazie alla collaborazione tra operatori israeliani e operatori palestinesi, di fratellanza al di là dei muri.

“La situazione è ormai drammatica”, continua Ghada che ieri alla Casa delle Donne ha partecipato all’incontro organizzato da Medici per i diritti umani (Medu) sulla crisi umanitaria a Gaza, uno dei tanti sulla “Salute e diritti umani in Palestina” pensati in occasione dell’anniversario dei 50 anni di occupazione israeliana dei Territori palestinesi.

Attrezzature mediche inutilizzabili, farmaci irreperibili, tutto sta precipitando in seguito alla decisione del Governo israeliano di ridurre i rifornimenti di energia elettrica nella Striscia di Gaza. Un terzo dei medicinali essenziali, più di 270 apparecchiature mediche per le sale operatorie e i reparti di terapia intensiva non sono più reperibili nei magazzini del Ministero della sanità e negli ospedali. La crisi si inserisce in un clima di tensione instaurato tra l’Autorità Palestinese e Hamas. Di conseguenza, l’Autorità palestinese ha tagliato il budget da trasferire a Gaza, incluso quello destinato alle cure mediche e ai rifornimenti di medicinali. Secondo l’informazione diffusa dal Ministero della sanità di Gaza ai ricercatori di Phr, il budget mensile che solitamente ammonta a 4 milioni di dollari, in aprile è stato di 2,3 milioni di dollari e nel mese di maggio ha raggiunto 500.000 dollari.

Un assedio silenzioso, l’ha chiamato il giornale Haaretz. Senza bombe e senza razzi. Subdolo. Due milioni di abitanti senza elettricità. Al buio e senza speranza. Due territori, due destini diversissimi. Mortalità infantile per cento nati vivi: in Israele 3,7 e nei territori occupati 18,8. Mortalità materna per centomila nascite: in Israele 7 e nei territori occupati 28. Speranza di vita alla nascita: in Israele 83 anni e nei Territori Occupati 73.

“Lavoriamo sostanzialmente in zone rurali dove il servizio sanitario è totalmente assente. Spesso c’è bisogno di una assistenza sanitaria specialistica che di norma è offerta solo dagli ospedali israeliani”, spiega Teresa Leone, Desk programmi internazionali di Medu. “La nostra attenzione è rivolta soprattutto a donne e bambini, ma a Jaffa sosteniamo un progetto in cui ci prendiamo cura dei migranti che a causa della “legge contro gli infiltrati” non hanno nessun diritto”.

Il taglio dell’elettricità e il taglio del rifornimenti del carburante ha messo in ginocchio la popolazione della Striscia di Gaza. Li sta colpendo senza far rumore. A una domanda di energia elettrica di 450mw al giorno, viene soddisfatta un massimo di 240mw. “Da metà giugno si vive con un’ora al giorno di elettricità. Un milione e duecento mila persone hanno bisogno di aiuti umanitari”, precisa Ghada. “E le Cliniche Mobili non bastano, anche se sono dei piccoli ospedali itineranti in cui si possono fare visite, ecografie e anche interventi chirurgici. All’interno c’è anche una sorta di farmacia mobile, in modo che la popolazione possa comprare i medicinali a basso costo. Ma la situazione è davvero complessa. C’è anche un problema di libertà di circolazione per i palestinesi che hanno bisogno di cure. In più tutto è controllato dalla burocrazia israeliana: dal reperimento dei medicinali al ricovero negli ospedali. Solo il 14% dei pazienti si reca negli ospedali israeliani, l’86% va in quelli di Gerusalemme Est che di fatto sono controllati da Israele”.

L’assedio non è un assedio vero di ferro e fuoco, ma un assedio muto che ha lo stesso effetto di un raid aereo.




MEDU e Physicians for Human Rights – Israele, organizzazioni partner, fanno parte dell’International Federation of Health and Human Rights Organisations (IFHHRO) e collaborano dal 2009 in progetti sanitari nei Territori occupati palestinesi insieme all’organizzazione palestinese Palestinian Medical Relief Society (PMRS).

Tipo di documento: Comunicati stampa,
Progetto: Azione integrata a sostegno del diritto alla salute in Palestina